04 febbraio 2007



immagini da calheta

Pensieri di metà settimana destinati a una casa che mai come oggi mi appare tanto lontana
Pensieri che faticosamente ricercano emozioni affollate nella mente, come un gomitolo che lentamente si districa nella scrittura di questo blog…
E così parto dall’oggi, dalla giornata di Calheta e dalla sua disarmante desolazione
Bambini che non ci vedevano da due settimane, vale a dire dai nostri primi giorni sull’isola…una vita fa…bizzarra sensazione in un mondo che fa del tempo l’ultimo fra i problemi
E per noi che festeggiamo il quasi primo mese è tempo di superare l’incanto del viaggiatore curioso, tempo che si fa ogni giorno di più vita vera, fatta di difficoltà, ma anche momenti di riposo, controllo e superamento di nostalgie
Calheta, dicevo, il più povero tra i paesi stando a un documento della Camera Municipale
Ai miei occhi si apre come mondo di bimbi sperduti, dal sorriso incerto e dalle paure infinite. Paura di lasciarsi abbracciare, paura di cantare a voce troppo alta, paura di esultare lasciandosi andare come ogni bambino dovrebbe poter fare, paura di vivere un tempo per se stessi, paura di essere scherniti da adulti cresciuti troppo in fretta a cui sono mancati l’abbraccio, la consolazione, il sorriso complice. Il salto dai bambini di Vila è grande, lì tutti ormai ci attendono con trepidazione, ci salutano per la strada e sorridono al nostro passaggio. Riusciamo persino a dare appuntamenti fissi che vengono rispettati, lunedì e venerdì al campetto polivalente, mercoledì al quartiere di Pariba e i numeri crescono, la parola passa di bocca in bocca, le relazioni si stringono e ogni giorno ci sentiamo più parte di questo mondo, in cui le diversità dei primi giorni percepite come stranezze lentamente si trasformano in confortante quotidiano.
Calheta, sempre Calheta…la mattina partiamo per il breve viaggio, giusto il tempo di essere un po’ centrifugate da queste strade che impongono una rassicurante andatura crociera, superiamo Morro e le sue pacifiche mucche che sbadigliano al nostro passaggio, forse ci sorridono chissà ed eccoci a Calheta, i primi bambini ci guardano incuriositi, ci seguono fino allo spazio del gioco, una strada un po’ più larga delle altre dove oggi pare si siano date appuntamento tutte le poche macchine dell’isola! Iniziamo con il tanto acclamato tubarão alias sparviero, classico dei classici della “nostra” infanzia e poi via ecco uscire dai magici cilindri delle brincadeire i giochi più vari, ma che fatica sento…non è la stanchezza fisica delle prime settimane, quella è stata superata un poco alla volta, non capisco cosa c’è, ma qualcosa non gira come dovrebbe e così lentamente mi si insinua nella mente l’idea che siamo noi, con il nostro entusiasmo, il nostro gioco chiassoso, siamo noi che entriamo a rompere la desolazione di una giornata uguale a tante altre, siamo noi con i nostri “batti cinque” e gli abbracci e tutto il resto a stupire queste piccole donne e piccoli uomini chiamati ad essere di nuovo se stessi, a riscoprirsi bambini, ad abbandonare per un attimo i lavori di casa, il ruolo di sorella e fratello maggiore quando si hanno pochi anni in più dell’ultimo nato e riassaporare quant’è bello GIOCARE e condividere questa gioia con gli altri…
Strana deformazione la mia, finisce il gioco e una strana malinconia mi acciuffa, mentre le mie compagne di viaggio e d’avventura si lasciano travolgere dalla bellezza del vissuto, dall’adrenalina di aver ben gestito numeri enormi (nel pomeriggio arriviamo a ottanta meninos!) che ci impongono una salvifica divisione in gruppi più piccoli che al tempo stesso è impegnativa lontananza …mi lascio cullare dai loro racconti e lentamente riemergo dall’apnea, ricordo le parole di Silvia, Alice e Francesca quando parlavano
dell’ importanza dell’ ESSERCI, ricordo quanto fosse per me concetto vago e poco significante immersa come ero e come era giusto che fosse nella mia vita italiana… e così il viaggio ricomincia, la malinconia lascia il posto al dolce tepore di una giornata difficile da spiegare a parole, ma che forse è semplicemente un’ altra prova superata, un altro mattone che si aggiunge all’impresa che costruiamo giorno per giorno, insieme.
A voi tutti che ci leggete e ci pensate mando un abbraccio di cuore
Anna

5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

è sempre bello leggervi....un saluto da alice marta e ramona

12:21  
Anonymous Anonimo said...

forza e coraggio... siete grandi...
Ery

18:13  
Anonymous Anonimo said...

Che emozione leggervi!!!!!
Che bello!!!!!!

Grande Anna... grandi donne (e uomo)!!!
Capisco la fatica, la malinconia, le domande, che penso sia importante porsi sempre e comunque, per continuare a camminare in quel mondo in punta di piedi, anche se con tutto "il nostro entusiasmo, il nostro gioco chiassoso... i nostri “batti cinque” e gli abbracci e tutto il resto...".
Vi voglio bene.
silvia

18:56  
Anonymous Anonimo said...

nel grigio della mattina bergamasca mi unisco simbioticamente alle tue riflessioni e, naturalmente ti abbraccio più forte che posso!!
besinos
Angi

07:29  
Anonymous Anonimo said...

ma...... qui hanno spento il sole!!!
Aiuto!!!!
riportatemi a capoverdeeeee!

08:18  

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