il nostro arrivo a Maio
L'imprevista mancanza del collegamento internet attesa nella nostra casa qui a Maio non ci ha permesso di farci vivi prima.
Al momento non sappiamo neppure se e quando disporremo dell’ADSL o almeno del collegamento internet.
Al momento non sappiamo neppure se e quando disporremo dell’ADSL o almeno del collegamento internet.
Avviso: il posizionamento delle foto e’ assolutamente casuale e deciso dal Blog.
4-5-6 gennaio '08
Partiti il 4 gennaio, in ritardo, da Orio al Serio per Maio (isola di Cabo Verde) la Brigada do alfabetisacão vi manda il primo blog della nostra storia ancor breve ma di sicuro avvenire.
Abbiamo lasciato all'aeroporto i nostri più cari affetti, senza lacrime, con una certa freddezza da grandi navigatori. Solo le mamme avranno intuito questa apparente indifferenza al distacco che mascherava una profonda emozione.
La leggera nevicata del profondo nord già scompare dagli occhi e dal ricordo con l'arrivo all'ilha do Sal.
Dopo sei ore di volo, arriviamo a Sal verso le due di notte, ora locale (dato le due ore di fuso orario). Le pratiche burocratiche si sono ridotte al minimo. Prima di lasciare l'aeroporto un giovane, con due occhi incantevoli (Lorena e Francesca sottolineano...), ci conferma e ci consegna i biglietti del volo aereo interno previsto per il giorno dopo. Abbiamo bisogno di due taxi perché le nostre valigie ed in particolare il “baule” della “diva” Francesca (denominata così da Rolli!), anche se quello di Lorena non ha il peso di una piuma, necessitano di un carico speciale.
Solo la lingua portoghese del condutor Rolli ci permette di trovare velocemente la stanza dove crolliamo in un eccitato riposo. L'hotel Atlantic ha una hall a forma di stiva di nave con l'albero maestro centrale ma le camere si aprono sotto un porticato in stile motel old America.
Mentre le giovani fanciulle si fanno attendere, il maestro Sem va in perlustrazione solitaria e riporta le seguenti considerazioni:
“[..] minuscolo villaggio aeroportuale, strade polverose, casette coloniali dipinte a colori viola e arancio, giallo limone, rosa shocking, blu olremare; abitazioni a piano unico con bottegucce scure come tuguri stile post-coloniale; mucchi di laterizi, luoghi incolti fatti di una polvere sterile non coltivabile. Un incredibile osservatorio a forma di fungo è depositato sopra una collina di detriti. Tre, quattro chiese evangeliche di recente ridipintura [..]”
Dopo un'abbondante colazione tra innumerevoli Obrigado e Bon dia , a bordo di un pulmino di servizio locale andiamo a Santa Maria, il vero centro balneare dell'isola di Sal, un vero “vacanzificio” di stampo romagnolo. Si attraversa una spianata desertica e poi improvvisamente si apre l'Oceano ai due lati della strada. Spuntano come funghi i villaggi in stile palazzinaro dei club di vacanza esclusivi delle settimane a prezzo stracciato. Balza subito all'occhio il nuovo lungo pontile in cemento dove si compra e si vende il pesce esposto, squamato, tagliato e pulito da lunghi coltellacci acuminati.
Comincia a far caldo e l'unico rimedio è spalmarsi di creme (fdp 50) fino al rientro in aeroporto dove siamo in attesa del volo per Praia. Il piccolo mezzo interno, di 68 posti, ci fa atterrare nell'isola di Santiago.
Alloggiamo in un delizioso alberghetto che si chiama Praia Maria e ceniamo in un ristorantino frequentato dagli intellettuali del posto dove si fa musica dal vivo: sul palcoscenico siede un giovane cantautore occhialuto che, con toni confidenziali, sembra cantare delle ninna nanne con accompagnamento di jazz slow, in creolo.
Terza ed ultima tappa, la nave per Maio.
La partenza prevista alle nove, ritarda e si fan presto le dieci e mezzo; così si ha il tempo per visitare il vicinissimo mercato del pesce dove predominano grossi tonni a pinna gialla e pesce serra dalla carne bianca. Il viaggio sull'oceano dura meno di quanto previsto grazie anche ai bollini magici, chimici (!), da fissare dietro l'orecchio forniti dal nostro previdentissimo condutor. Solo Lorena non ha bisogno di alcun supporto chimico.
Sul molo di Maio ci aspettano i due coniugi italiani, Ornella e Mario, preziosi collaboratori della nostra organizzazione.
Con il pulmino-biblioteca ambulante- raggiungiamo la nostra abitazione in una palazzina ai margini di Vila do Maio. Ai piedi delle scale ci accolgono le caprette con i loro piccoli e due scarni maiali neri che razzolano nella terra polverosa tentando di trovare qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti.
Siamo ad un centinaio di metri da una salina, una conca di acqua bassa da cui emergono mucchi di sale grezzo, unica e povera produzione locale.
Il silenzio domenicale è intenso.
Pochissime automobili in strada e gente seduta fuori di casa in contemplazione di un'altra autentica produzione locale: il tempo che passa senza fretta.
Francesca, Lorena, Sem
7 gennaio '08
Un buon caffè mattutino e la voglia di entrare/toccare/scrutare ci rende euforici e ci spinge al supermercato per la nostra prima spesa (per non smentire manie compulsive tipicamente europee...). Rimaniamo sorpresi nel trovare scaffali ben forniti e prezzi simili ai nostri in Italia. La questione economica comincia a preoccuparci.
Percorrendo le strade di Vila do Maio i bambini riconoscono il mezzo di trasporto e Rolli che sta alla guida. Non solo con gesti di saluto ma soprattutto canticchiando ritornelli dei bans condivisi con le ragazze delle precedenti esperienze che, evidentemente, hanno lasciato il segno, chiedono notizie delle educatrici che ci hanno preceduto, e scrutano con sorpresa i nuovi nostri volti.
Siamo molto contenti di sentirci parte di questo meccanismo già ben avviato.
La conferma viene anche dal caloroso benvenuto delle autorità che andiamo a salutare nel pomeriggio. Qui la Delegata del Ministero dell'educazione ci accoglie con calorose strette di mano, fiumi di eloquenza portoghese e, consultando gli appunti dei precedenti incontri con Rolli, ribadisce la validità del progetto passato e ci conforta per il lavoro futuro. Ci presenta Dona Joana, responsabile delle monitrici, le insegnanti delle scuole materne, che si rende molto disponibile a visitare con noi tutti i jardim infantil dei villaggi di Maio. Ritroviamo la stessa attenzione e la stessa cordialità alla banca centrale dove depositiamo i nostri euro convertiti in escudos.
Francesca, Lorena, Sem
8 gennaio 2008
In compagnia di Dona Joana andiamo a visitare per la prima volta i jardim infantil, che saranno teatro del nostro futuro lavoro. Attraversiamo zone quasi desertiche popolate da acacie e qualche fico rosso; capre e donne che appaiono e scompaiono su sentieri scarsamente tracciati. Il primo villaggio che incontriamo è Barreiro: poche case nel silenzio tra cui una stanzetta dove i più piccoli abitanti si riuniscono. Un unico vano che contiene tavolini, seggioline e piccoli angoli di lavoro destinati ad una polverosa esposizione e non ad un utilizzo effettivo. I bambini ci accolgono con sorrisi, solo i più piccoli ci scrutano timidamente. La monitora ci stringe la mano, controlla la situazione e resta in disparte.
La stessa struttura si ripete a Figueira, Ribeira Do João, Alcatraz, Pedro Vaz, Cascabulho, Morrinho, Calheta e Morro: tutti edifici costruiti negli anni 90, così come risulta da targhe esposte.
Riviviamo in ogni villaggio il nostro impacciato impatto con bimbi che sembrano ancora più piccoli e ancora più neri nei loro colorati grembiulini a quadretti. Avvicinandoci con sorrisi e sguardi, ancora unico modo di contatto data l'inevitabile difficoltà di linguaggio (i bambini della scuola materna, qui a Maio, parlano unicamente creolo), proviamo a scoprire qualche nome e a presentarci con ripetuti A Min chuma... dando appuntamento alla prossima settimana.
Il tragitto tra Morro e Vila sotto un sole di mezzogiorno si rivela più lungo del previsto: gomma forata e la nostra Brigada incontra la prima vera difficoltà! Dove sarà il cric? Come si usa?
Grazie all'aiuto del giovane autostoppista e di un volenteroso passante, possiamo rientrare a Vila per l'ora di pranzo, anche se la ruota che abbiamo sostituito necessita di ulteriori riparazioni.
Francesca, Lorena, Sem
4-5-6 gennaio '08
Partiti il 4 gennaio, in ritardo, da Orio al Serio per Maio (isola di Cabo Verde) la Brigada do alfabetisacão vi manda il primo blog della nostra storia ancor breve ma di sicuro avvenire.
Abbiamo lasciato all'aeroporto i nostri più cari affetti, senza lacrime, con una certa freddezza da grandi navigatori. Solo le mamme avranno intuito questa apparente indifferenza al distacco che mascherava una profonda emozione.
La leggera nevicata del profondo nord già scompare dagli occhi e dal ricordo con l'arrivo all'ilha do Sal.
Dopo sei ore di volo, arriviamo a Sal verso le due di notte, ora locale (dato le due ore di fuso orario). Le pratiche burocratiche si sono ridotte al minimo. Prima di lasciare l'aeroporto un giovane, con due occhi incantevoli (Lorena e Francesca sottolineano...), ci conferma e ci consegna i biglietti del volo aereo interno previsto per il giorno dopo. Abbiamo bisogno di due taxi perché le nostre valigie ed in particolare il “baule” della “diva” Francesca (denominata così da Rolli!), anche se quello di Lorena non ha il peso di una piuma, necessitano di un carico speciale.
Solo la lingua portoghese del condutor Rolli ci permette di trovare velocemente la stanza dove crolliamo in un eccitato riposo. L'hotel Atlantic ha una hall a forma di stiva di nave con l'albero maestro centrale ma le camere si aprono sotto un porticato in stile motel old America.
Mentre le giovani fanciulle si fanno attendere, il maestro Sem va in perlustrazione solitaria e riporta le seguenti considerazioni:
“[..] minuscolo villaggio aeroportuale, strade polverose, casette coloniali dipinte a colori viola e arancio, giallo limone, rosa shocking, blu olremare; abitazioni a piano unico con bottegucce scure come tuguri stile post-coloniale; mucchi di laterizi, luoghi incolti fatti di una polvere sterile non coltivabile. Un incredibile osservatorio a forma di fungo è depositato sopra una collina di detriti. Tre, quattro chiese evangeliche di recente ridipintura [..]”
Dopo un'abbondante colazione tra innumerevoli Obrigado e Bon dia , a bordo di un pulmino di servizio locale andiamo a Santa Maria, il vero centro balneare dell'isola di Sal, un vero “vacanzificio” di stampo romagnolo. Si attraversa una spianata desertica e poi improvvisamente si apre l'Oceano ai due lati della strada. Spuntano come funghi i villaggi in stile palazzinaro dei club di vacanza esclusivi delle settimane a prezzo stracciato. Balza subito all'occhio il nuovo lungo pontile in cemento dove si compra e si vende il pesce esposto, squamato, tagliato e pulito da lunghi coltellacci acuminati.
Comincia a far caldo e l'unico rimedio è spalmarsi di creme (fdp 50) fino al rientro in aeroporto dove siamo in attesa del volo per Praia. Il piccolo mezzo interno, di 68 posti, ci fa atterrare nell'isola di Santiago.
Alloggiamo in un delizioso alberghetto che si chiama Praia Maria e ceniamo in un ristorantino frequentato dagli intellettuali del posto dove si fa musica dal vivo: sul palcoscenico siede un giovane cantautore occhialuto che, con toni confidenziali, sembra cantare delle ninna nanne con accompagnamento di jazz slow, in creolo.
Terza ed ultima tappa, la nave per Maio.
La partenza prevista alle nove, ritarda e si fan presto le dieci e mezzo; così si ha il tempo per visitare il vicinissimo mercato del pesce dove predominano grossi tonni a pinna gialla e pesce serra dalla carne bianca. Il viaggio sull'oceano dura meno di quanto previsto grazie anche ai bollini magici, chimici (!), da fissare dietro l'orecchio forniti dal nostro previdentissimo condutor. Solo Lorena non ha bisogno di alcun supporto chimico.
Sul molo di Maio ci aspettano i due coniugi italiani, Ornella e Mario, preziosi collaboratori della nostra organizzazione.
Con il pulmino-biblioteca ambulante- raggiungiamo la nostra abitazione in una palazzina ai margini di Vila do Maio. Ai piedi delle scale ci accolgono le caprette con i loro piccoli e due scarni maiali neri che razzolano nella terra polverosa tentando di trovare qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti.
Siamo ad un centinaio di metri da una salina, una conca di acqua bassa da cui emergono mucchi di sale grezzo, unica e povera produzione locale.
Il silenzio domenicale è intenso.
Pochissime automobili in strada e gente seduta fuori di casa in contemplazione di un'altra autentica produzione locale: il tempo che passa senza fretta.
Francesca, Lorena, Sem
7 gennaio '08
Un buon caffè mattutino e la voglia di entrare/toccare/scrutare ci rende euforici e ci spinge al supermercato per la nostra prima spesa (per non smentire manie compulsive tipicamente europee...). Rimaniamo sorpresi nel trovare scaffali ben forniti e prezzi simili ai nostri in Italia. La questione economica comincia a preoccuparci.
Percorrendo le strade di Vila do Maio i bambini riconoscono il mezzo di trasporto e Rolli che sta alla guida. Non solo con gesti di saluto ma soprattutto canticchiando ritornelli dei bans condivisi con le ragazze delle precedenti esperienze che, evidentemente, hanno lasciato il segno, chiedono notizie delle educatrici che ci hanno preceduto, e scrutano con sorpresa i nuovi nostri volti.
Siamo molto contenti di sentirci parte di questo meccanismo già ben avviato.
La conferma viene anche dal caloroso benvenuto delle autorità che andiamo a salutare nel pomeriggio. Qui la Delegata del Ministero dell'educazione ci accoglie con calorose strette di mano, fiumi di eloquenza portoghese e, consultando gli appunti dei precedenti incontri con Rolli, ribadisce la validità del progetto passato e ci conforta per il lavoro futuro. Ci presenta Dona Joana, responsabile delle monitrici, le insegnanti delle scuole materne, che si rende molto disponibile a visitare con noi tutti i jardim infantil dei villaggi di Maio. Ritroviamo la stessa attenzione e la stessa cordialità alla banca centrale dove depositiamo i nostri euro convertiti in escudos.
Francesca, Lorena, Sem
8 gennaio 2008
In compagnia di Dona Joana andiamo a visitare per la prima volta i jardim infantil, che saranno teatro del nostro futuro lavoro. Attraversiamo zone quasi desertiche popolate da acacie e qualche fico rosso; capre e donne che appaiono e scompaiono su sentieri scarsamente tracciati. Il primo villaggio che incontriamo è Barreiro: poche case nel silenzio tra cui una stanzetta dove i più piccoli abitanti si riuniscono. Un unico vano che contiene tavolini, seggioline e piccoli angoli di lavoro destinati ad una polverosa esposizione e non ad un utilizzo effettivo. I bambini ci accolgono con sorrisi, solo i più piccoli ci scrutano timidamente. La monitora ci stringe la mano, controlla la situazione e resta in disparte.
La stessa struttura si ripete a Figueira, Ribeira Do João, Alcatraz, Pedro Vaz, Cascabulho, Morrinho, Calheta e Morro: tutti edifici costruiti negli anni 90, così come risulta da targhe esposte.
Riviviamo in ogni villaggio il nostro impacciato impatto con bimbi che sembrano ancora più piccoli e ancora più neri nei loro colorati grembiulini a quadretti. Avvicinandoci con sorrisi e sguardi, ancora unico modo di contatto data l'inevitabile difficoltà di linguaggio (i bambini della scuola materna, qui a Maio, parlano unicamente creolo), proviamo a scoprire qualche nome e a presentarci con ripetuti A Min chuma... dando appuntamento alla prossima settimana.
Il tragitto tra Morro e Vila sotto un sole di mezzogiorno si rivela più lungo del previsto: gomma forata e la nostra Brigada incontra la prima vera difficoltà! Dove sarà il cric? Come si usa?
Grazie all'aiuto del giovane autostoppista e di un volenteroso passante, possiamo rientrare a Vila per l'ora di pranzo, anche se la ruota che abbiamo sostituito necessita di ulteriori riparazioni.
Francesca, Lorena, Sem
2 Comments:
E' davvero una grande emozione leggervi, sentirvi, entrarvi nel cuore. Riaffiorano tanti pensieri..un po' di rimpianto. Ma sarà meraviglioso! Abbracciate col vostro sguardo ogni forma di vita anche per me. Buon inizio attività e non abbiate timore...saranno i bimbi a prendervi per mano e a farvi entrare in questo mondo apparentemente silenzioso, ma ricco di sguardi e sorrisi! Vi penso intensamente. Anna
condivido con Anna l'emozione del leggervi... un brivido, vero, intenso, ad ogni nome di luogo, ad ogni descrizione.
Non vi conosco molto e questo mi dispiace soprattutto ora, che mi sento anch'io un po' lì con voi, che rivedo attraverso le vostre parole qui luoghi e quei volti a me tanto cari... Vi seguirò ad ogni passo!!!
Guardate tutto, ascoltate tutto, assaporate tutto (anche per noi che siamo dall'altra parte dell'oceano) e, come ha detto anna, nessuna paura: questo mondo si dischiuderà piano piano davanti a voi, accogliendovi con curiosità e calore, vi guiderà nella sua stessa scoperta... basta solo lasciarsi accogliere e guidare, affidarsi.... e tutto sarà meraviglioso!!!!
Un abbraccio immenso
Silvia
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